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      E però fatto intendere a Alamanno Salviati che volentieri verrebbe a San Piero in Grado a parlargli ed avuto salvocondotto, lo venne a trovare, e confermato da lui con molte ragione e promesse sul proposito buono, ne andò a Pisa; dove avendo detto apertamente che poi che drento mancava loro da potere vivere, ed el guasto gli aveva privati della speranza della ricolta, ed erano abandonati d'ogni soccorso forestiero, sarebbe bene pensare a qualche composizione cogli inimici, innanzi che la ultima necessità gli costrignessi.
      Fece drento movimento e pensieri assai. Doppo la ribellione di Pisa, la quale non piacque meno a' contadini che a' cittadini, fu da principio el governo della città negli uomini piú nobili, piú ricchi e di piú riputazione, ed in quegli a' quali per ogni rispetto si conveniva essere superiori; in costoro si distribuiva el priorato, el magistrato de' dieci sopra la guerra, le legazione ed in effetto el pondo di ogni cosa. Ma continuando la guerra ed e' pericoli ogni dí in sulle porte della città, dove ogni dí era necessario essere colle arme in mano, cominciorono a essere in tale credito quegli che colle arme facevono buona pruova, sanza distinzione di essere nobili o ignobili, che ristrettisi insieme presono el dominio e la sustanzialità di ogni cosa in se medesimi; perché in una città venuta di nuovo in libertà e perturbata da una guerra continua e pericolosa, si trattavano le occorrenzie con piú ferocia che non è consueto in una vita civile. Di questo cominciò a calare la autorità di quegli che a principio erano piú grandi, e succedendo di poi che e' fiorentini occuporono quasi tutto el contado, e cosí la piú parte di chi aveva facultà, che erano quegli di sopra, avendo perduto le possessione e le entrate sua, vennono in sospetto, come se per ricuperare la roba loro desiderassino accordarsi con fiorentini; in modo che el governo di ogni cosa si ridusse in quegli che erano piú in sulle arme e che avevano meno che perdere, e gli altri, eccetto quegli che nella rebellione di Pisa si erono valuti di robe de' fiorentini o erano loro debitori, cominciorono a essere tenuti depressi.


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Storie fiorentine dal 1378 al 1509
di Francesco Guicciardini
pagine 382

   





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