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      Pietà, fratelli! Vedete come si soffre, intorno a voi!»
      Nativo della Provenza, aveva familiarità con tutti i dialetti del mezzogiorno. Diceva: «Eh, bé! Moussu, sès sagé?» come nella bassa Linguadoca. «Onté anaras passa?» come nelle basse Alpi. «Puerte un bouen moutou embe un bouen froumage grase,» come nell'alto Delfinato. Questo faceva piacere al popolo ed aveva contribuito non poco ad aprirgli l'accesso in tutti gli animi; nella capanna e sulla montagna, era come in casa sua; sapeva dire le cose più grandi negli idiomi più volgari e, parlando tutte le lingue, entrava in tutti i cuori. Del resto, era lo stesso colle persone altolocate e cogli umili.
      Non condannava nulla affrettatamente né senza tener conto delle circostanze. Soleva dire: «Vediamo per quale strada è passata la colpa.» E, poiché era egli stesso un ex peccatore, come si qualificava da sé, sorridendo, non aveva neppur l'ombra dell'inaccessibilità del rigorismo e professava piuttosto apertamente, senza l'aggrottare di ciglia della virtù feroce, una dottrina che si potrebbe riassumere all'incirca così:
      «L'uomo ha su di sé la carne, ad un tempo il suo fardello e la sua tentazione; egli la trascina seco e le cede. Ma deve sorvegliarla, contenerla, reprimerla ed obbedirle solo in casi estremi; in tale disposizione d'animo, può ancora esserci colpa, ma fatta in tal modo, è veniale. È una caduta, ma una caduta sulle ginocchia, che può risolversi in una preghiera.
      «Esser santo è un'eccezione; esser giusto è la regola. Sbagliate, mancate, peccate, ma siate giusti.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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