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Verso le nove di sera le due donne si ritiravano nelle loro stanze al primo piano, lasciandolo solo fino al mattino, al pianterreno.
A questo punto è necessario dare un'idea esatta dell'abitazione di monsignor vescovo di Digne.
VI • DA CHI FACEVA CUSTODIRE LA SUA CASALa sua dimora si componeva, come abbiam detto, d'un pianterreno e di un solo piano; tre stanze al pianterreno, tre camere al primo piano e, sopra ancora, un solaio; dietro alla casa, il giardino di circa venti pertiche. Le due donne occupavano il primo piano, mentre il vescovo abitava dabbasso. La prima stanza, che dava sulla via, gli serviva da sala da pranzo, la seconda da camera da letto e la terza da oratorio; non si poteva uscire dall'oratorio senza passare dalla camera da letto, né uscire dalla camera da letto senza passare dalla sala da pranzo. Nell'oratorio, in fondo, v'era un'alcova chiusa, con un letto, in caso d'ospitalità: monsignor vescovo offriva quel letto ai curati di campagna che gli affari o i bisogni della loro parrocchia conducevano a Digne.
La farmacia dell'ospedale, piccola costruzione aggiunta alla casa, a spese del giardino, era stata trasformata in cucina e dispensa. Inoltre, v'era nel giardino una stalla, ch'era stata la vecchia cucina dell'ospedale, ed in cui il vescovo teneva due vacche; qualunque fosse la quantità di latte ch'esse gli davano, ne mandava invariabilmente ogni mattina la metà ai malati dell'ospedale. «Pago la mia decima,» diceva.
La sua camera era piuttosto grande e piuttosto difficile da scaldare, nella cattiva stagione.
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Digne Digne
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