«Nei primi tempi mi dicevo: 'Nessun pericolo l'arresta; è un uomo intrattabile.' Ora ho finito per abituarmi. Faccio segno alla signora Magloire che non lo contrarii e lo lascio nei rischi a suo agio: conduco con me la signora Magloire, rientro in camera, prego per lui e m'addormento. Sono tranquilla, perché so bene che se gli capitasse una disgrazia segnerebbe la mia fine ed io me ne andrei al buon Dio col mio fratello e vescovo. La signora Magloire ha stentato più di me ad avvezzarsi a quelle ch'ella chiamava le sue imprudenze; ma ora l'abitudine è fatta. Preghiamo entrambe, abbiamo paura insieme e ci addormentiamo; anche se il diavolo entrasse in casa, lo lasceremmo fare. Cosa temiamo, dopo tutto, in questa casa? C'è sempre con noi qualcuno che è il più forte; il diavolo può passarvi, ma il buon Dio l'abita.
«E questo mi basta. Mio fratello, ora, non ha nemmeno più bisogno di dirmi una parola: lo capisco senza che parli e ci abbandoniamo alla provvidenza.
«Ecco come bisogna essere con un uomo che ha un'anima grande.
«Ho interrogato mio fratello a proposito delle informazioni che mi chiedete sulla famiglia di Faux. Sapete bene come egli sappia tutto e quanti ricordi abbia, poiché è sempre un buon monarchico: ebbene, è proprio davvero un'antichissima famiglia normanna del distretto delle imposte di Caen. Cinquecent'anni fa v'erano un Raoul di Faux, un Giovanni di Faux e un Tommaso di Faux, tutti e tre gentiluomini, uno dei quali era signore di Rochefort. L'ultimo di essi era Guido Stefano Alessandro, che era maestro di campo e qualcosa nei cavalleggeri di Bretagna; sua figlia Maria Luisa sposò Adriano Carlo di Gramont, figlio del duca Luigi di Gramont, pari di Francia, colonnello delle guardie francesi e luogotenente generale degli eserciti.
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