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      Tuttavia, può la rogna delle pecore far indietreggiare il pastore? No; ma che pecora era quella! Il buon vescovo restava perplesso; talvolta si spingeva verso quella parte, eppoi tornava sui suoi passi.
      Un giorno, finalmente, si sparse nella città la voce che una specie di pastorello che serviva il convenzionale G. nel suo covo era venuto a cercare un medico; il vecchio scellerato stava morendo, la paralisi faceva progressi ed egli non avrebbe passato la notte. «Dio sia ringraziato!» aggiungevano alcuni.
      Il vescovo prese il bastone, indossò la sopraveste, per via della tonaca un po' troppo logora, come già abbiamo detto, ed anche per via del vento della sera, che non doveva tardare a spirare, e partì.
      Il sole tramontava e sfiorava già quasi l'orizzonte, quando il vescovo giunse al luogo scomunicato. Si accorse con un certo batticuore ch'era presso alla tana; scavalcò un fossatello, passò una siepe, rimosse una sbarra ed entrò in un cortile trasandato; fece coraggiosamente alcuni passi e all'improvviso, in fondo al terreno incolto, dietro un folto macchione, scorse la caverna. Era propriamente una capanna bassissima, misera, piccola e pulita, con un pergolato di viti sulla facciata.
      Davanti alla porta, in una di quelle vecchie sedie a ruote che sono la poltrona del contadino, c'era un uomo dai capelli bianchi, che sorrideva al sole. Vicino al vecchio stava ritto un giovanetto, il pastorello, che porgeva al vecchio una scodella di latte.
      Mentre il vescovo guardava, il vecchio alzò la voce:


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886