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      Oltre alla sorella, signorina Baptistine, aveva due fratelli, uno generale e l'altro prefetto, e scriveva abbastanza spesso ad entrambi. Per qualche tempo tenne il broncio al primo perché, avendo un comando nella Provenza, al tempo dello sbarco di Cannes, s'era messo alla testa di milleduecento uomini ed aveva inseguito l'imperatore, come uno che volesse lasciarlo scappare. La sua corrispondenza rimase più affettuosa verso l'altro fratello, l'antico prefetto, brava e degna persona, che viveva ritirato a Parigi, in via Cassette.
      Monsignor Bienvenu ebbe quindi anch'egli il suo momento di spirito di parte, la sua ora d'amarezza, la sua nube; l'ombra delle passioni del momento attraversò quel dolce e grande animo, occupato nelle cose eterne. Certo, un uomo siffatto avrebbe meritato di non avere opinioni politiche. Non si equivochi, però, sul nostro pensiero; noi non confondiamo affatto quelle che si chiamano «opinioni politiche» colla grande aspirazione al progresso, colla sublime fede patriottica, democratica ed umana che debbono oggi essere il fondo d'ogni intelligenza generosa. Senza approfondire quelle questioni che sono solo indirettamente l'argomento di questo libro, diciamo come fosse preferibile che monsignor Bienvenu non fosse realista e che il suo sguardo non avesse interrotto un solo istante quella serena contemplazione in cui si vedono rifulgere distintamente, al disopra del tempestoso andirivieni delle cose umane, queste tre pure luci, la Verità, la Giustizia e la Carità.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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