Pagina (85/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Nel 1815 (ci sembra d'averlo già detto) egli aveva compiuto i settantacinque anni; ma pareva non ne avesse più di sessanta. Non era alto; combatteva una lieve tendenza alla pinguedine e faceva volentieri lunghe camminate a piedi. Aveva il passo deciso ed era pochissimo incurvato; particolare, questo, dal quale non pretendiamo di concluder nulla, dato che Gregorio XVI, ad ottant'anni, si manteneva dritto e sorridente, la qual cosa non gli impediva d'essere un cattivo vescovo. Monsignor Bienvenu aveva quello che il volgo chiama «una bella testa»; ma essa era così simpatica che se ne dimenticava la bellezza.
      Allorché discorreva con quell'infantile gaiezza ch'era una delle sue grazie, e di cui abbiamo già parlato, ci si sentiva a bell'agio vicino a lui e pareva che da tutta la sua persona scaturisse l'allegria. Il colorito vivace e fresco, con tutti i denti candidissimi, ch'egli conservava ancora e che ridendo lasciava scorgere, gli dava quell'aria aperta e benigna che fa dire d'un uomo: «È un bravo ragazzo» e d'un vecchio: «È un brav'uomo»; se il lettore si ricorda, era questo l'effetto da lui prodotto su Napoleone. Di primo acchito e per chi lo vedeva la prima volta, non era altro, infatti, che un dabben vecchio; ma se si restava qualche ora presso di lui e per poco che lo si vedesse pensieroso, il vecchio dabbene si trasformava a poco a poco fino ad assumere un non so che d'imponente. La fronte larga e seria, augusta per i bianchi capelli, non meno che per la meditazione spirava la maestà di quella bontà inesauribile; si provava alcunché della commozione che suscita un angelo sorridente quando apre lentamente le ali, senza cessar di sorridere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Gregorio XVI Bienvenu Napoleone