«Signore,» gli disse «non posso ospitarvi.»
L'uomo si rizzò sullo sgabello.
«Come! Avete paura che non vi paghi? Volete che vi paghi anticipatamente? Ho il denaro, vi dico.»
«Non si tratta di questo.»
«E di che, allora?»
«Voi avete denaro...»
«Sì,» disse l'uomo.
«Ed io non ho stanze.»
L'uomo ribatté tranquillamente: «Mettetemi nella scuderia.»
«Non posso.
«Perché?»
«Perché i cavalli occupano tutto il posto.»
«Ebbene,» replicò l'uomo «un angolo nel granaio, un fascio di paglia. Ne riparleremo dopo pranzo.»
«Non posso darvi da pranzo.»
Questa dichiarazione, fatta in tono misurato, ma fermo, parve grave al forestiero, che s'alzò.
«Bah! Io sto morendo di fame! Sono in cammino dal levar del sole ed ho fatto dodici leghe: pago e voglio mangiare.»
«Non ho nulla,» disse l'oste.
L'uomo sbottò a ridere e si volse verso il camino ed i fornelli.
«Nulla? E questa roba?»
«È tutta prenotata.»
«Da chi?»
«Da quei carrettieri.»
«Quanti sono?»
«Dodici.»
«Lì c'è da mangiare per venti.»
«Hanno prenotato ed hanno pagato in anticipo.»
L'uomo sedette e disse, senza alzare la voce:
«Sono all'albergo. Ho fame e resto.»
Allora l'oste gli si chinò all'orecchio e gli disse, con un accento che lo fece trasalire: «Andatevene.»
Il viaggiatore, che in quel momento s'era chinato e stava spingendo alcuni tizzoni nel fuoco, colla punta ferrata del bastone, si voltò vivacemente; ma, mentre apriva la bocca per ribattere, l'oste lo guardò fisso e aggiunse a bassa voce: «Suvvia basta colle parole. Volete che vi dica il vostro nome? Vi chiamate Jean Valjean.
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Jean Valjean
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