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      L'imbarazzo dell'estraneo cresceva. Balbettò: «Non m'ha voluto neppure lui.»
      Il viso del contadino assunse un'espressione di diffidenza.
      Squadrò il nuovo venuto da capo a piedi e all'improvviso esclamò, agitandosi:
      «Sareste forse l'uomo?...»
      Gettò un'altra occhiata sul forestiero, fece tre passi indietro posò la lucerna sul tavolo e staccò dal muro il fucile. Nel frattempo, alle parole del contadino: Sareste forse l'uomo?... la donna s'era alzata, aveva preso in braccio i due figli e s'era rifugiata precipitosamente dietro il marito, guardando lo straniero con spavento, col petto nudo e gli occhi sgomenti, mormorando sottovoce: T so maraude.
      Tutto ciò avvenne in minor tempo che non ne occorra per figurarselo. Dopo aver esaminato per alcuni istanti l'uomo, come fosse una vipera, il padrone di casa tornò verso la porta e disse: «Vattene
      «Per pietà, un bicchier d'acqua,» rispose l'uomo.
      «Sparo!» disse il contadino. Poi richiuse la porta con violenza e l'uomo lo intese tirare due grossi catenacci; un momento dopo la finestra venne chiusa colle imposte e il rumore delle sbarre di ferro giunse di fuori.
      La notte si faceva più fonda. Soffiava il vento freddo delle Alpi. Alla luce del tramonto lo straniero scorse in uno dei giardini che limitavano la via una specie di capanno, che gli parve fatto di zolle erbose; scavalcò risolutamente una sbarra di legno e si trovò nel giardino. S'avvicinò al capanno: con una stretta apertura bassissima, pareva una di quelle costruzioni che i cantonieri si fabbricano sull'orlo delle strade; pensò che, senza dubbio, era proprio la dimora d'un cantoniere.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Sareste Alpi