Da una breccia rientrò in città. Potevano essere le otto.
Non conosceva le strade, ricominciò la sua passeggiata a casaccio e giunse alla prefettura e poi al seminario; passando per la piazza della cattedrale, mostrò il pugno alla chiesa.
Ad un angolo di quella piazza v'è una stamperia. Vi furono stampati per la prima volta i proclami dell'imperatore e della guardia imperiale all'esercito, portati dall'isola d'Elba e dettati dall'imperatore in persona. Spossato dalla fatica, disperato, egli si coricò sulla panca di pietra vicino alla porta di quella stamperia.
In quel momento una vecchia usciva dalla chiesa; vide quell'uomo sdraiato nell'ombra e gli chiese: «Che fate qui, amico mio?»
Egli rispose duramente e con collera: «Lo vedete bene, buona donna; mi corico.»
La buona donna, degna davvero di questo nome, era la signora marchesa di R.
«Su questa panca?» rispose.
«Ho avuto per diciannove anni un materasso di legno,» disse l'uomo; «posso bene aver oggi un materasso di pietra.»
«Siete stato soldato?»
«Sì, buona donna, soldato.»
«E perché non andate all'albergo?»
«Perché non ho denaro.»
«Ahimè!» disse la signora di R. «Ho nella borsa soltanto quattro soldi.»
«Datemeli lo stesso.»
L'uomo prese i quattro soldi e la signora di R. continuò: «Non potete trovare alloggio in un albergo con questi pochi soldi. Avete provato? Non potete passare la notte qui! Avete certo freddo e fame; avrebbero dovuto alloggiarvi per carità.»
«Ho bussato a tutte le porte.»
«Ebbene?»
«M'hanno scacciato dappertutto.»
La «buona donna» toccò un braccio dell'uomo e gli indicò una casetta bassa, dall'altra parte della piazza, a fianco del vescovado.
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Elba
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