III • EROISMO DELL'OBBEDIENZA PASSIVALa porta s'aprì, con impeto, spalancata come se qualcuno l'avesse spinta con energia e risolutezza; e un uomo entrò.
Lo conosciamo già, poiché era il viaggiatore che abbiam visto testè girovagare in cerca d'asilo.
Entrò, fece un passo e si fermò, lasciando alle spalle la porta aperta; in ispalla il sacco e in mano il bastone, negli occhi un'espressione aspra, insolente, spossata e violenta. Era ripugnante come una sinistra apparizione.
La signora Magloire non ebbe neppure la forza di gettare un grido; trasalì e rimase a bocca aperta. La signorina Baptistine si voltò, scorse l'uomo che entrava e si rialzò sulla sedia, sgomenta; poi, girando a poco a poco il capo verso il camino, guardò il fratello ed il suo viso ritornò profondamente calmo e sereno. Il vescovo fissava sull'uomo uno sguardo tranquillo.
Mentr'egli stava per aprir bocca, senza dubbio per chiedere al nuovo venuto che cosa desiderasse, l'uomo appoggiò le mani sul bastone e girò alternativamente lo sguardo sul vecchio e sulle donne; poi, prima che il vescovo parlasse, disse ad alta voce:
«Ecco. Mi chiamo Jean Valjean. Sono un galeotto ed ho passato diciannove anni al bagno penale; m'hanno liberato da quattro giorni, son partito da Tolone, e non faccio che camminare; oggi ho fatto dodici leghe a piedi. Stasera, giunto in questo paese, sono andato ad un albergo e m'hanno scacciato, per via del passaporto giallo che avevo dovuto presentare in municipio; sono andato in un altro albergo e m'hanno detto: Vattene!
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