Qui egli s'interruppe e mi rivolse la parola: 'Cara sorella, non abbiamo parenti laggiù?'
«Risposi: 'Ne avevamo e fra gli altri il signor di Lucenet, ch'era capitano delle porte a Pontarlier, sotto il vecchio regime.'
«'Sì,' riprese mio fratello; 'ma nel 93 non avevamo più parenti ed avevamo solo le nostre braccia; ed io ho lavorato. Nella regione di Pontarlier, dove state andando, signor Valjean, hanno un'industria tutta patriarcale e simpatica, sorella mia: le loro fabbriche di formaggio, che chiamano fruitières '.
«Allora mio fratello, mentre insisteva perché mangiasse, gli spiegò minutamente che cosa fossero i caseifici di Pontarlier e come si distinguessero in due categorie: le fattorie grosse, che sono dei ricchi, dove si tengono da quaranta a cinquanta vacche, che producono ogni estate sette od ottomila libbre di formaggio; ed i caseifici associati, che son dei poveri, dei contadini della mezza montagna, che mettono le vacche in comune e si ripartiscono il prodotto. Costoro stipendiano un lavorante di formaggi, che chiamano grurin, il quale riceve tre volte al giorno il latte dei soci e ne segna la quantità in duplice copia. Verso la fine d'aprile incomincia il lavoro dei caseifici e verso la metà di giugno i proprietari conducono le loro vacche in montagna.
«A mano a mano che mangiava, l'uomo si rianimava tutto. Mio fratello gli faceva bere di quel buon vino di Mauves che lui non beve, perché dice che è un vino caro, e gli dava tutte queste indicazioni con quella pacata gaiezza che gli è propria, inframmezzando le sue parole di gentilezza per me.
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