La famiglia restò senza pane: sette fanciulli senza pane, proprio così.
Una sera di domenica, Maubert Isabeau, fornaio sulla piazza della chiesa a Faverolles, si coricava, quando sentì un violento colpo nella vetrina a inferriata della bottega; accorse e fece in tempo a vedere un braccio che passava attraverso il foro praticato con un pugno nel vetro, attraverso l'inferriata. Il braccio afferrò un pane e lo portò via. Isabeau uscì in fretta; il ladro se la diede a gambe, ma l'altro lo rincorse e lo fermò. Era Jean Valjean; aveva buttato via il pane, ma gli sanguinava ancora il braccio.
Questo accadeva nel 1795. Jean Valjean fu tradotto davanti ai tribunali del tempo «per furto notturno con scasso in una casa abitata»; egli possedeva un fucile di cui sapeva servirsi meglio di qualunque cacciatore del mondo ed era un po' cacciatore di frodo, il che gli nocque. V'è contro i cacciatori di frodo una legittima prevenzione; essi, al pari dei contrabbandieri, tengono del brigante, sebbene, diciamolo di sfuggita, vi sia ancora un abisso fra questa sorta d'uomini e i ributtanti assassini delle città. Il cacciatore di frodo vive nelle foreste e il contrabbandiere sulle montagne o sul mare; ora, se le città fanno feroci gli uomini, perché li corrompono, la montagna e il mare e la foresta rendono gli uomini solitarî; sviluppano il lato selvatico, ma spesso senza distruggere il lato umano.
Jean Valjean fu dichiarato colpevole, poiché le disposizioni del codice erano formali. Vi sono nella nostra civiltà ore terribili, quelle per l'appunto in cui la penalità decreta un naufragio.
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