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      Domande gravi e oscure, all'ultima delle quali ogni fisiologo avrebbe risposto no, senza esitare, se avesse visto a Tolone, durante quelle ore di riposo ch'erano per Valjean di meditazione, quel galeotto cupo, serio, silenzioso e pensieroso, seduto colle braccia incrociate sulla barra di qualche argano, coll'estremità della catena ficcata in tasca, per impedirle di strascicare; parìa delle leggi, che guardava l'uomo con ira, dannato della civiltà, che guardava il cielo con volto severo.
      Certo, non vogliamo nasconderlo, il fisiologo osservatore vi avrebbe scorto una miseria irrimediabile; avrebbe forse compianto quel malato per colpa della legge, ma non avrebbe neppure tentato una cura; avrebbe distolto lo sguardo dagli abissi che si potevan intravedere in quell'anima e, come Dante dalla porta dell'inferno, avrebbe cancellato da quell'esistenza la parola che, pure, il dito di Dio scrive sulla fronte d'ogni uomo: Speranza!
      Questo stato d'animo, che abbiam cercato d'analizzare, era poi tanto perfettamente chiaro a Jean Valjean, quanto abbiamo cercato di renderlo a coloro che leggono? Vedeva egli distintamente, dopo la loro formazione, ed aveva distintamente visto, a mano a mano che s'andavan formando, tutti gli elementi della sua miseria morale? Quell'uomo ruvido e illetterato s'era reso conto della successione d'idee attraverso la quale era salito e disceso, a grado a grado, fino ai fantasmi di morte che formavano già da tanti anni l'orizzonte del suo spirito? Aveva proprio coscienza di tutto quel che s'era svolto in lui e di quello che vi si agitava?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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