Non oseremmo affermarlo, anzi crediamo di no. C'era troppa ignoranza in Jean Valjean perché, anche dopo tante disgrazie, in lui molte idee non fossero vaghe ed in certi momenti non sapeva neppure egli troppo bene che cosa provasse. Era nelle tenebre, soffriva nelle tenebre, odiava nelle tenebre: si sarebbe potuto dire che odiava quanto gli stava innanzi. Di solito, viveva in quell'ombra, e vi brancolava come un cieco e un sognatore; solo, a tratti, gli sopraggiungeva allo improvviso, o dall'interno o dall'esterno, un assalto di collera, una nuova sofferenza, pallido e rapido lampo che illuminava tutta l'anima sua e faceva bruscamente apparire intorno a lui, dappertutto, davanti e dietro, al bagliore d'una luce spaventosa, gli orrendi precipizi e le cupe prospettive del suo destino. Passato quel lampo, le tenebre ricadevano ed egli non sapeva più ove fosse.
Pene di questo genere in cui domina ciò che è spietato, che abbrutisce, trasformano, poco a poco, con una specie di sciocca trasfigurazione, un uomo in bestia selvatica e, talora, in una bestia feroce. I tentativi d'evasione di Valjean, successivi e ostinati, basterebbero a comprovare questo strano lavoro prodotto dalla legge sull'anima sua; egli avrebbe rinnovato quei tentativi, perfettamente inutili e folli, quante volte se ne fosse presentata l'occasione, senza pensare un istante ai risultati ed alle esperienze già fatte. Scappava impetuosamente, come il lupo che trovi la porta della gabbia aperta: l'istinto gli diceva: Scappa!
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Jean Valjean Valjean Scappa
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