Le sue premeditazioni passavano per le tre fasi successive che solo le nature d'una certa tempra possono percorrere: ragionamento, volontà, ostinazione. Aveva per moventi la consueta indignazione, l'amarezza dell'animo, il profondo sentimento delle iniquità subite e una reazione, anche eventualmente contro i buoni e gli innocenti ed i giusti. Tanto il punto di partenza quanto quello d'arrivo di tutti i suoi pensieri era l'odio per la legge umana, quello odio che, se non è arrestato nel suo sviluppo da qualche incidente provvidenziale, diventa entro un dato tempo odio contro la società, poi contro il genere umano, poi contro la creazione, e si traduce in un vago, incessante e brutale desiderio di nuocere, non importa a chi, purché sia un essere vivente. Come si vede, non senza ragione il passaporto di Jean Valjean lo qualificava uomo pericolosissimo.
D'anno in anno, quell'anima s'era disseccata sempre più, lentamente e fatalmente. Ora, a cuore secco, occhio secco; all'uscita dal carcere, erano diciannove anni che non aveva versato una lagrima.
VIII • L'ONDAUn uomo in mare!
Che importa? La nave non si ferma. Il vento spira e quella nave maledetta è costretta a continuare la sua rotta; prosegue.
L'uomo scompare e ricompare, s'immerge e risale alla superficie, chiama e tende le braccia; ma nessuno lo sente. La nave, percossa dall'uragano, bada solo alla manovra; i passeggeri e i marinai non vedono neppur più l'uomo sommerso, e la sua povera testa non è che un punto nella immensità delle onde.
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Jean Valjean
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