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      Ci sono uccelli nelle nubi, come angeli sopra le sciagure umane; ma che posson fare per lui? Volano, cantano e guizzan via, mentr'egli rantola.
      Si sente seppellito contemporaneamente da quei due infiniti che sono l'oceano e il cielo; l'uno è la tomba, l'altro il lenzuolo.
      E la notte scende. Egli nuota da molte ore e le sue forze sono allo stremo; quella nave, quella cosa lontana in cui vi erano degli uomini, è dileguata. È solo nel formidabile abisso crepuscolare, sprofonda, s'irrigidisce, si contorce, sentendo sotto di sè le colossali onde dell'invisibile: e chiama. Ma non ci son più uomini. E dov'è Dio?
      Chiama. Qualcuno, qualcuno! Chiama sempre: nulla allo orizzonte, nulla nel cielo.
      Implora lo spazio, l'onda, l'alga e lo scoglio: sono sordi. Supplica la tempesta; ma essa ubbidisce solo all'infinito.
      Intorno a lui sono soltanto oscurità, nebbia, solitudine, tumulto burrascoso e incosciente, l'indefinita ondulazione delle acque selvagge; in lui, orrore e stanchezza; sotto di lui, abisso. Nessun punto d'appoggio; egli pensa alle tenebrose avventure del cadavere nelle ombre senza limite. Il freddo senza fondo lo paralizza; gli si raggrinzano e gli si serrano le mani, che stringono il nulla. Venti e nubi, turbini e folate, inutili stelle! Che fare? Disperato s'abbandona, poiché chi è stanco decide di morire e lascia fare, si lascia andare, cede, ed eccolo rotolato per sempre nelle mortali profondità dell'abisso vorace.
      Oh, implacabile cammino delle società umane! Perdita di uomini e d'anime per strada!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Dio