Offerse i suoi servizi; il bisogno era grande, furono accettati. Si mise al lavoro; intelligente, robusto e svelto com'era fece del suo meglio ed il padrone sembrava contento. Mentre lavorava, passò un gendarme che lo notò e gli chiese le sue carte: dovette così mostrare il passaporto giallo e, fatto questo, si rimise al lavoro. Egli aveva interrogato poco prima uno degli operai su quello che essi guadagnavano al giorno con quel lavoro e gli era stato risposto: Trenta soldi. Venuta la sera, siccome era costretto a ripartir l'indomani mattina, si presentò al padrone della distilleria e lo pregò di pagarlo; quegli non profferì parola e gli consegnò venticinque soldi. Protestò e l'altro gli rispose: Per te è abbastanza. Insistette: il padrone lo guardò nel bianco degli occhi e gli disse: Bada alla gattabuia!
Ed anche lì egli si ritenne derubato. La società, lo stato l'avevano derubato in grande, diminuendogli il suo peculio; ora era la volta del privato, che lo derubava in piccolo.
La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna. Questo gli era capitato a Grasse e abbiamo visto come fosse stato accolto a Digne.
X • RISVEGLIOSonavano le due all'orologio della cattedrale, quando Jean Valjean si svegliò.
S'era svegliato perché il letto era troppo buono. Da quasi vent'anni non si coricava in un letto e, sebbene non si fosse svestito, la sensazione era troppo nuova per non turbargli il sonno. Del resto, aveva dormito più di quattr'ore e la stanchezza era scomparsa; era avvezzo a non concedere troppe ore al riposo.
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