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Blanchevelle sorrise, con la voluttuosa fatuità d'un uomo accarezzato nel suo amor proprio, mentre Favourite continuava:
«Proprio, chiamerei le guardie! Sta' a vedere che non potrei farlo! Canaglia!»
Blanchevelle, estasiato, si rovesciò all'indietro sulla seggiola e chiuse orgogliosamente gli occhi. Dahlia, continuando a mangiare, chiese a bassa voce a Favourite in mezzo al baccano: «Lo adori tanto, il tuo Blanchevelle?»
«Io? Lo detesto,» rispose Favourite nello stesso tono, riprendendo la forchetta. «È avaro: amo quel giovanottino dirimpetto a casa mia; è un giovane proprio per bene. Lo conosci? Si vede che ha la passione d'essere attore, ed a me piacciono gli attori. Quando torna a casa, sua madre dice: 'O mio Dio! Ecco che la mia tranquillità è finita: adesso si mette a gridare. Ma tu mi rompi la testa, caro!'. Perché gira per casa, va in solaio coi sorci, in tutti i buchi più scuri, più in alto, e giù a cantare, a declamare e che so io, che lo sentono fin dabbasso! Guadagna già venti soldi al giorno da un avvocato a scrivere chiacchiere ed è figlio d'un antico cantore di Saint-Jacques du Haut-Pas. Com'è simpatico! Mi idolatra al punto che un giorno, vedendomi far la pasta per le frittelle, m'ha detto: Signorina, fate frittelle dei vostri guanti e le mangerò. Solo gli artisti sono capaci di dire queste cose: oh, è simpaticissimo! Impazzisco per lui. Ma fa lo stesso; dico a Blanchevelle che l'adoro. So mentire, nevvero? Come so mentire!»
Dopo una pausa, continuò:
«Vedi, Dahlia?
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