Nulla e tutto, con quell'aria seria e talvolta severa dei bambini, che è un mistero della loro luminosa innocenza al cospetto dei nostri crepuscoli di virtù: si direbbe si sentano angeli e ci sappiano uomini. Poi la bimba si mise a ridere e, sebbene la mamma la trattenesse, scivolò a terra coll'indomabile energia d'un esserino che vuol correre; all'improvviso scorse le altre due sull'altalena, si fermò di botto e tirò fuori la lingua, in segno d'ammirazione.
La madre Thénardier slegò le sue bimbe, le fece scendere dall'altalena e disse:
«Divertitevi tutte e tre.»
A quell'età si va presto d'accordo; ed in capo a un minuto le picco1e Thénardier giocavano colla nuova venuta a far buche in terra, piacere immenso.
Codesta nuova venuta era molto allegra: la bontà della madre sta scritta nell'allegria del marmocchio. Un pezzetto di legno le serviva da vanga e andava scavando energicamente una fossa buona per una mosca. Quello che fa il becchino è buffo, fatto da un bimbo.
Le due donne continuavano a discorrere.
«Come si chiama la vostra piccola?»
«Cosette.»
Cosette: leggete Eufrasia, perché la piccola si chiamava Eufrasia. Ma di quel nome la madre aveva fatto Cosette, per quel dolce e grazioso istinto delle madri e del popolo, che cambia Josefa in Pepita e Agata in Tina; genere di derivati, che turba e sconcerta tutta la scienza degli etimologisti. Noi abbiamo conosciuto una nonna che, di Teodora, era riuscita a fare Nuccia.
«Quanti anni ha?»
«Va per i tre.»
«Come la mia maggiore.»
Intanto le tre bimbe erano riunite in atteggiamento di profonda ansietà e beatitudine: dal terreno era uscito un grosso verme ed esse avevano paura e ammirazione ad un tempo.
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