Le loro fronti radiose si toccavano; si sarebbero dette tre teste in un'aureola.
«Come fanno presto a conoscersi, i bambini!» esclamò la madre Thénardier. «Si giurerebbe che sono tre sorelle!»
Quella parola fu la scintilla che, probabilmente, l'altra madre aspettava. Afferrò la mano della Thénardier, la guardò fisso e le disse:
«Volete tenermi la mia piccina?»
La Thénardier ebbe uno di quei moti di sorpresa che non sono né consenso né rifiuto; la madre di Cosette, proseguì:
«Vedete? io non posso condurre con me la bambina al paese, perché non si può lavorare. Con un figlio, non si trova da collocarsi; sono tanto ridicoli, in quel paese! È stato il buon Dio che m'ha fatto passare davanti al vostro albergo. Quando ho visto le vostre piccine così graziose, pulite e contente, mi sono sentita sconvolgere ed ha detto: 'Ecco una buona madre.' Proprio così: saranno tre sorelle, e poi, non tarderò a tornare: volete tenere mia figlia?»
«Vedremo.» disse la Thénardier.
«Vi darei sei franchi al mese.»
A questo punto una voce d'uomo gridò, dal fondo della bettola:
«Niente a meno di sette franchi al mese, e sei mesi anticipati.»
«Sei per sette, quarantadue,» disse la Thénardier.
«Li pagherò,» fece la madre.
«E quindici franchi in più, per le prime spese,» aggiunse la voce d'uomo.
«Totale, cinquantasette franchi,» disse la Thénardier, continuando a canticchiare vagamente, fra una cifra e l'altra:
Debbo farlo, diceva un guerriero.
«Li pagherò,» disse la madre. «Ho ottanta franchi; mi resterà abbastanza per arrivare al paese, a piedi, beninteso.
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