Sebbene non più giovane, si raccontava fosse di una forza prodigiosa. Offriva l'aiuto della sua mano a chiunque ne avesse bisogno, per rialzare un cavallo o dare una spinta a una ruota impantanata o fermare per le corna un toro fuggito. Le sue tasche erano sempre piene di monete all'uscire e vuote al ritorno; quando passava per un villaggio, i marmocchi cenciosi gli correvano dietro e lo circondavano come uno sciame di moscerini.
Si era creduto d'indovinare che avesse vissuto un tempo la vita dei campi, poiché aveva una quantità di segreti utili, che insegnava ai contadini. Insegnava a distruggere le tignuole del grano, irrorando il granaio e inondando le fessure dell'impiantito con una soluzione di sale comune ed a scacciare i punteruoli, sospendendo dappertutto, ai muri, ai tetti, ai divisori fra casa e casa e nelle dimore mazzetti di scarlèa in fiore. Aveva «ricette» per estirpare da un campo il peucedano, la nepitella, la veccia, il sedanino e l'amaranto selvatico, tutte erbe parassite, che mangiano il grano. Sapeva difendere una conigliera contro i sorci col solo odore d'un porcellino d'India, messovi dentro.
Un giorno, stava guardando alcuni contadini del luogo, occupatissimi a strappare ortiche. Diede un'occhiata a quel mucchio di piante sradicate e già secche e disse: «È morta: eppure, sarebbe una buona cosa che si sapesse servirsene. Quando l'ortica è giovane, la foglia è un ortaggio eccellente; quando invecchia, ha fili e fibre come la canapa e il lino, e la tela d'ortica vale quella di canapa.
| |
India
|