Si sussurrava pure che avesse somme «immense» in deposito da Lafitte, colla particolarità ch'erano sempre a sua immediata disposizione; di modo che, si soggiungeva, il signor Madeleine avrebbe potuto recarsi un bel mattino da Lafitte, firmare una ricevuta e portarsi via in dieci minuti i suoi due o tre milioni. Nella realtà, quei «due o tre milioni» si riducevano, come abbiamo detto, a seicento trenta o quaranta mila franchi.
IV • MADELEINE IN LUTTOSul principio del 1821, i giornali annunciarono la morte di Monsignor Myriel, vescovo di Digne, «soprannominato monsignor Bienvenu» e deceduto in odore di santità ad ottanta due anni.
Per aggiungere qui un particolare che i giornali omisero, il vescovo di Digne, quando morì, era cieco da parecchi anni e contento d'esserlo, poiché sua sorella gli era vicina.
Diciamolo di sfuggita; essere cieco ed amato, su questa terra dove nulla è completo, è infatti una delle forme più stranamente perfette della felicità. Aver continuamente a fianco una donna, figlia o sorella, un essere leggiadro che sta lì perché voi avete bisogno di lei e non può far senza di voi; sapersi indispensabile a chi ci è necessario, poter ad ogni momento, misurare il suo affetto dalla quantità di presenza ch'ella dà e dirsi: «Dal momento che mi consacra tutto il suo tempo è segno che ho tutto il suo cuore»; vedere il pensiero, in mancanza del volto, constatare la felicità d'un essere nell'eclisse del mondo, percepire il fruscìo d'un abito come battito di un'ala, sentire che va e viene, esce, rientra, parla e canta, e pensare che si è il centro di quei passi, di quelle parole, di quel canto; affermare in ogni istante la propria attrazione e sentirsi tanto più possente quanto più si è infermo; divenire nell'oscurità, e appunto per via di essa, l'astro intorno al quale gravita quell'angelo; oh, poche felicità uguagliano questa!
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