Gli animali non sono che i simboli delle nostre virtù e dei nostri vizî erranti dinanzi ai nostri occhi; sono i fantasmi visibili delle nostre anime. Dio ce li indica per farci riflettere; solo, poiché gli animali sono ombre e non altro, Dio non li ha fatti educabili, nel senso pieno della parola. A che servirebbe, infatti? Invece, siccome le nostre anime sono realtà ed hanno uno scopo loro proprio, Dio ha dato loro l'intelligenza, ossia la possibile educazione. L'educazione sociale, ben condotta, può sempre ricavare da un'anima, qualunque essa sia, l'utilità in essa contenuta.
Questo sia detto, beninteso, sotto il limitato punto di vista della vita terrestre apparente, e senza pregiudizio della profonda questione della personalità anteriore ed ulteriore degli esseri che non sono l'uomo: l'io visibile non autorizza in alcun modo il pensatore a negare l'io latente. Fatta questa riserva, continuiamo.
Se si ammette per un momento con noi, ora, che in ogni uomo vi sia una delle specie animali della creazione, ci sarà facile dire che cosa fosse il poliziotto Javert.
I contadini asturiani sono convinti che in ogni figliata di lupa vi sia un cane, che vien subito ucciso dalla madre, poiché, altrimenti, crescendo, divorerebbe gli altri piccoli. Date una faccia umana a quel cane figlio di lupa, ed avrete Javert.
Javert era nato in carcere da una cartomante, il marito della quale era rematore sulle galere. Cresciuto, s'accorse d'esser fuori della società e disperò di rientrarvi mai; notò tuttavia che la società mantiene irremissibilmente fuori di sé due classi d'uomini, coloro che l'aggrediscono e coloro che la difendono.
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