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      La pettegola che fece questo era una gorgone chiamata la signora Victurnien, guardiana e custode della virtù di tutti. La signora Victurnien aveva cinquantasei anni ed aggiungeva alla maschera della bruttezza quella della vecchiaia, una voce tremula ed una mente stramba. Cosa strana, quella vecchia era stata giovane e, in pieno 93, aveva sposato un frate scappato dal convento col berretto rosso e passato dai bernardini ai giacobini. Secca, intrattabile, rustica, aguzza, spinosa e quasi velenosa, si ricordava sempre del frate di cui era vedova e che l'aveva saputa domare e piegare. Era una specie d'ortica, sulla quale si scorgeva l'impronta dello strofinìo della tonaca. Sotto la restaurazione era divenuta bigotta, tanto energicamente che i preti le avevan perdonato il suo frate; aveva un capitaletto destinato con gran chiasso ad una comunità religiosa ed era assai ben veduta al vescovado d'Arras. Codesta signora Victurnien, dunque, andò a Montfermeil e ne tornò, dicendo: «Ho visto la bambina.»
      Tutta questa faccenda richiese qualche tempo. Fantine era nella fabbrica da più d'un anno, quando una mattina la sorvegliante del laboratorio le consegnò cinquanta franchi, da parte del sindaco, avvertendola che non faceva più parte del laboratorio e invitandola, da parte del sindaco, a lasciare il paese. Era per l'appunto quello stesso mese in cui il Thénardier, dopo aver chiesto dodici franchi in luogo di sette, gliene aveva chiesto quindici, in luogo di dodici.
      Fantine rimase atterrita.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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