In quell'epoca, diceva ad una vicina: «Evvìa! Io mi dico: dormendo solo cinque ore e lavorando tutto il resto del tempo alle mie cuciture, arriverò bene a guadagnar sempre un boccone di pane. E poi, quando si è tristi, si mangia meno. Ebbene! Fra i dolori e le inquietudini, con un po' di pane da una parte, coi dispiaceri dall'altra, potrò nutrirmi.»
In quella miseria, sarebbe stato per lei una grande felicità l'aver con sé la bambina; pensò di farla venire. Ma come? Farle condividere i suoi stenti? E poi, era in debito verso i Thénardier: come soddisfarlo? E il viaggio, come pagarlo?
La vecchia che le aveva dato quelle che potrebbero chiamarsi lezioni di vita indigente era una santa zitellona di nome Margherita, devota della vera devozione, povera e caritatevole non solo verso i poveri, ma anche verso i ricchi, che sapeva per l'appunto scrivere quanto bastava per firmare Margheritta e credeva in Dio, vera scienza.
Ci sono molte di codeste virtù, in basso; e un giorno saranno in alto, poiché questa vita ha un domani.
Nei primi tempi, Fantine aveva provato tanta vergogna, che non osava uscire. Per strada, indovinava che tutti si voltavano dietro di lei e se l'indicavano a dito; tutti la guardavano e nessuno la salutava, ed il disprezzo acre e freddo dei passanti le penetrava nella pelle e nell'animo, come un vento gelido.
Nelle cittadine si direbbe che una disgrazia sia nuda, sotto i sarcasmi e la curiosità di tutti; a Parigi, almeno, nessuno vi conosce e quell'oscurità è come un vestito.
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