Un giorno, le scrissero che la piccola Cosette era addirittura nuda, col gran freddo che faceva, che aveva bisogno d'una sottana di lana; la madre mandasse almeno dieci franchi. Ricevuta quella lettera, la spiegazzò fra le mani tutto il giorno; la sera, si recò da un barbiere sull'angolo della via, e si levò il pettine, lasciando cadere fin sulle reni i mirabili capelli biondi.
«Che bei capelli!» esclamò il barbiere.
«Quanto me li paghereste?» ella chiese.
«Dieci franchi.»
«Tagliateli.»
Comperò una sottana di maglia e la mandò ai Thénardier. Quella sottana fece andar in bestia i Thénardier: volevano il denaro. Diedero la sottana ad Eponina e la povera Allodola continuò a tremare. Intanto Fantine pensava: «La mia bimba non ha più freddo: l'ho vestita con i miei capelli.» E si mise certe cuffiette rotonde che le nascondevano la testa rasa, colle quali era ancora graziosa.
Nel cuore di Fantine si compiva un doloroso mutamento. Quando vide che non poteva più pettinarsi, incominciò a prendere in odio quello che la circondava. Aveva a lungo condiviso la venerazione di tutti per papà Madeleine; pure, a forza di ripetersi ch'era stato lui a scacciarla e ch'era la causa della sua infelicità, finì per odiare anche quell'uomo, soprattutto quello. Nelle ore in cui gli operai stavano sulla porta, passava davanti alla fabbrica, affettando di ridere e cantare.
Una vecchia operaia, che la intese un giorno ridere e cantare a quel modo, disse: «Ecco una ragazza che finirà male.»
Si prese per amante il primo venuto, che non amava, per far una smargiassata, ma colla rabbia nel cuore; era un mascalzone, una specie di musicante girovago, pezzente fannullone, che la batteva e la lasciò com'ella aveva preso lui, con ripugnanza.
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