Odiava profondamente papà Madeleine, e non si lagnava. Cuciva diciassette ore al giorno; ma un impresario del lavoro carcerario, facendo lavorare a minor compenso i prigionieri, fece ribassare di colpo i prezzi, il che ridusse a nove soldi la giornata delle operaie libere. Diciassette ore di lavoro e nove soldi al giorno! Ed i suoi creditori erano più spietati che mai; il rigattiere, che aveva ripreso quasi tutti i mobili, le diceva continuamente: «Quando mi pagherai, imbrogliona?» Ma che volevano da lei, Dio buono? Si sentiva perseguitata e diventava una bestia selvatica. In quel tempo, Thénardier le scrisse che aveva aspettato con troppa bontà e gli occorrevano cento franchi, subito; altrimenti avrebbe messo alla porta la piccola Cosette, sebbene convalescente della sua ultima grave malattia, abbandonandola sulla strada, al freddo, qualunque cosa avvenisse; crepasse anche, se voleva. «Cento franchi,» pensò Fantine. «Che mestiere si può fare, per guadagnare cinque franchi al giorno?»
«Suvvìa!» concluse. «Vendiamo il resto.»
L'infelice si prostituì.
XI • «CHRISTUS NOS LIBERAVIT»
Che cos'è, in fondo, questa storia di Fantine? È la società che compera una schiava.
Da chi? Dalla miseria.
Dalla fame, dal freddo, dall'isolamento, dall'abbandono, dallo squallore. Doloroso mercato! Un'anima per un pezzo di pane: la miseria offre, la società accetta.
La santa legge di Gesù Cristo governa la nostra civiltà, ma non la compenetra ancora. S'è detto che la schiavitù è sparita dalla civiltà europea: errore!
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