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      Ora, figuratevi che debbo pagare cento franchi, altrimenti mi rimanderanno la mia piccola! Oh, mio Dio! Io non posso tenerla con me; è tanto brutto quel che faccio! O mia Cosette, o mio angioletto della buona santa Vergine, che sarà di lei, poveretta! Vi dirò, si tratta dei Thénardier, sono albergatori e contadini e non ragionano: vogliono il denaro. Non mi mettete in prigione! Vedete, sarebbe come mettere quella piccina sulla strada, e dirle: arrangiati, in pieno inverno; e bisogna aver compassione di quella povera creatura, mio buon signor Javert. Se fosse più grande, si guadagnerebbe da vivere, ma non è possibile, a quell'età. In fondo, io non sono una donna cattiva; non sono divenuta così per poltroneria e per vizio. Se ho bevuto l'acquavite, l'ho fatto per miseria: non mi piace, ma mi stordisce. Quand'ero più felice, sarebbe bastato guardare nei miei armadi per vedere che non ero una civetta disordinata: avevo tanta tanta biancheria. Abbiate pietà di me, signor Javert
      Così parlava, schiantata in due, scossa dai singhiozzi e accecata dalle lagrime, col petto nudo, torcendosi le mani, tossendo d'una tosse breve e secca, balbettando piano con la voce che le moriva in gola. Il gran dolore è un raggio divino e terribile, che trasfigura gli infelici: in quel momento Fantine era ridiventata bella. A momenti, si fermava e baciava teneramente le falde della finanziera dello spione. Avrebbe intenerito un cuore di granito; ma non s'intenerisce un cuore di legno.
      «Suvvìa,» disse Javert; «t'ho ascoltata: hai detto tutto?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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