«Questo non è possibile, signor sindaco.»
«Perché?» disse Madeleine.
«Questa disgraziata ha insultato un borghese.»
«Ispettore Javert,» ribatté Madeleine, con accento conciliante e calmo «ascoltatemi. Voi siete un onest'uomo ed io non ho nessuna difficoltà a venire con voi ad una spiegazione. Ecco la verità: quando portavate con voi questa donna, io passavo per la piazza; c'era ancora qualche crocchio, mi sono informato ed ho saputo tutto. Quello che ha avuto torto è il borghese ed è lui che, secondo le norme d'una buona polizia, avrebbe dovuto essere arrestato.»
Javert riprese:
«Codesta miserabile ha insultato or ora il signor sindaco.»
«Questo riguarda me,» disse Madeleine. «L'ingiuria a me rivolta è mia, credo, e posso farne quello che voglio.»
«Chiedo scusa al signor sindaco: quell'ingiuria non è sua, ma della giustizia.»
«La prima giustizia, ispettore Javert,» ribatté Madeleine «è la propria coscienza. So quel che mi faccio.»
«Ed io, signor Sindaco, non so rendermi conto di quello che vedo.»
«In tal caso, contentatevi d'obbedire.»
«Obbedisco al mio dovere; ed il mio dovere vuole che questa donna faccia sei mesi di prigione.»
Madeleine rispose con dolcezza:
«State attento a quel che vi dico. Questa donna non farà un sol giorno di prigione.»
A quella frase decisiva, Javert osò guardar fisso in faccia il sindaco e gli disse, pur sempre con tono di voce profondamente rispettoso:
«Sono desolato di resistere, per la prima volta in vita mia, al signor sindaco; ma egli si degnerà di permettermi ch'io rimanga nel limite delle mie attribuzioni.
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