Non sarà nulla.»
Egli riprese, rispondendo alla domanda ch'ella gli aveva rivolto prima, come se la sentisse solo allora:
«Pregavo quel martire lassù.»
E, dentro di sé, aggiunse: «Per la martire che vedo qui.»
Madeleine aveva trascorso la notte e il mattino a prendere informazioni, ed ormai sapeva tutta, nei suoi più strazianti particolari, la storia di Fantine. Proseguì:
«Avete pur sofferto, povera madre! Oh, non vi lamentate! Avete ora la dote degli eletti: questa è la via che tengono gli uomini, per fare gli angioli. Non è colpa loro, se non sanno fare in altro modo. Vedete? Quest'inferno dal quale state uscendo è la prima forma del cielo: bisognava incominciare di là.»
E sospirò profondamente. Intanto ella gli sorrideva, con quel sublime sorriso al quale mancavan due denti.
Quella stessa notte, Javert aveva scritto una lettera, che consegnò egli stesso l'indomani all'ufficio postale di Montreuil a mare; era diretta a Parigi e la soprascritta diceva: Al signor Chabouillet, segretario del signor prefetto di polizia. Poiché la faccenda del corpo di guardia s'era divulgata, la direttrice dell'ufficio postale ed altre persone che videro la lettera prima della partenza e riconobbero la calligrafia di Javert nell'indirizzo pensarono che presentasse le dimissioni.
Madeleine s'affrettò a scrivere ai Thénardier. Fantine era in debito con loro di centoventi franchi; egli ne mandò trecento, dicendo di pagarsi su quella somma e di condurre subito la bambina a Montreuil a mare, dove era reclamata dalla madre ammalata.
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