Ecco quel ch'ella pensava; e, come pensava, agiva. Ne risultava perciò quel candore di cui abbiamo parlato, che copriva col suo fulgore perfino le labbra e gli occhi di lei: bianco era il suo sorriso, il suo sguardo; non v'era una ragnatela, non un granello di polvere sulla vetriata della sua coscienza. Quand'era entrata nell'obbedienza di San Vincenzo da Paola aveva preso il nome di Simplicia deliberatamente; Simplicia di Sicilia, come è noto, è la santa che preferì lasciarsi strappare le mammelle anziché rispondere, lei nata a Siracusa, d'essere nata a Segesta, menzogna che l'avrebbe salvata. Tale patrona si addiceva a quell'anima.
Suor Simplicia, quand'era entrata nell'ordine, aveva due difetti, dei quali s'era corretta a poco a poco: le piacevano le ghiottonerie e amava ricevere lettere. Ma ormai non leggeva, fuorché un libro di preghiere a grossi caratteri, scritto in latino; non capiva il latino, capiva il libro.
La pia suora aveva preso a voler bene a Fantine, probabilmente perché sentiva in lei la virtù latente, e s'era data a curarla quasi sempre lei.
Madeleine trasse da parte suor Simplicia e le raccomandò Fantine, con un accento strano, del quale la suora si ricordò più tardi. Lasciata la suora, s'avvicinò a Fantine.
Essa attendeva ogni giorno l'apparizione di Madeleine, come un raggio di calore e d'allegria. Diceva alle suore: «Io vivo solo quando il signor sindaco è qui.»
Quel giorno, aveva la febbre alta; non appena vide Madeleine, gli chiese:
«E Cosette?»
Egli rispose, sorridendo:
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