Ma, a certe condizioni.»
«Dite.»
«Prima di tutto, gli lascerete tirare il fiato per un'ora, a mezza strada; mangerà e bisognerà esser presenti, quando mangerà, per impedire allo stalliere di rubargli l'avena. Perché ho notato che negli alberghi l'avena è più spesso bevuta dagli stallieri che mangiata dai cavalli.»
«Sarò presente.»
«Secondariamente…Il baroccino è per il signor sindaco?»
«Sì.»
«Sa guidare, signor sindaco?»
«Sì.»
«Ebbene: il signor sindaco viaggerà solo e senza bagaglio, per non caricar troppo il cavallo.»
«D'accordo.»
«Ma, non avendo nessuno con sé, il signor sindaco, sarà costretto a prendersi la briga di sorvegliare l'avena.»
«L'ho già detto.»
«Mi ci vogliono trenta franchi al giorno, pagando anche il riposo; non un quattrino di meno. E il nutrimento della bestia sarà a carico del signor sindaco.»
Madeleine levò dalla borsa tre napoleoni e li mise sulla tavola.
«Ecco due giorni d'anticipo.»
«Quarto, per una corsa simile, un baroccino sarebbe troppo pesante e stancherebbe il cavallo. Bisognerebbe che il signor sindaco acconsentisse a viaggiare in un piccolo tilbury che ho in rimessa.»
«V'acconsento.»
«È leggero, ma è scoperto.»
«Per me fa lo stesso.»
«Ha riflettuto il signor sindaco che siamo in inverno?»
Madeleine non rispose e il fiammingo proseguì:
«Che fa un gran freddo?»
Madeleine rimase in silenzio. Mastro Scaufflaire continuò:
«E che può piovere?»
Madeleine alzò il capo e disse:
«Domani, alle quattro e mezzo del mattino, il tilbury e il cavallo saranno davanti alla mia porta.»
«D'accordo, signor sindaco,» rispose Scaufflaire; poi, grattando coll'unghia del pollice una macchia che appariva nel legno della tavola, riprese con quell'aria di noncuranza che i fiamminghi sanno tanto bene accompagnare alla scaltrezza:
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Scaufflaire Scaufflaire
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