«Ma ora che ci penso! Il signor sindaco non m'ha detto dove va. Dove va il signor sindaco?»
Dall'inizio della conversazione, egli non aveva pensato ad altro; ma non sapeva rendersi conto perché non avesse ancora osato fare questa domanda.
«Il vostro cavallo ha buone zampe anteriori?» disse Madeleine.
«Sì, signor sindaco. Lo sosterrete un poco nelle discese; ci sono molte discese da qui al sito dove andate?»
«Non dimenticate d'essere alla mia porta alle quattro e mezzo del mattino, in punto,» rispose Madeleine, ed uscì.
Il fiammingo rimase «istupidito», come soleva dire egli stesso, qualche tempo dopo.
Il sindaco era uscito da due o tre minuti, quando la porta si riaperse: era lui, sempre con la stessa aria impassibile e preoccupata.
«Signor Scaufflaire,» disse «quale somma stimate che valgano il cavallo ed il tilbury che mi noleggiate, l'uno e l'altro?»
«Cioè, l'uno tirando l'altro, signor sindaco,» rispose il fiammingo con una grassa risata.
«Sia pure. Quanto?»
«Il signor sindaco vuol forse comperarmeli?»
«No; ma per ogni eventualità, voglio garantirveli. Al mio ritorno mi restituirete la somma. Quanto stimate baroccino e cavallo?»
«Cinquecento franchi, signor sindaco.»
«Eccoli.»
Madeleine depose sulla tavola un biglietto di banca; poi uscì e stavolta non tornò più.
Mastro Scaufflaire rimpianse amaramente di non aver detto mille franchi, del resto, cavallo e tilbury, presi in blocco, valevano cento scudi.
Il fiammingo chiamò sua moglie e le raccontò il fatto. Dove diavolo poteva andare, il signor sindaco?
| |
Madeleine Madeleine Scaufflaire Scaufflaire
|