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      Subito dopo, il cassiere udì il cigolio di un armadio che si apriva; poi venne smosso un mobile, vi fu una pausa ed il passo ricominciò. Il cassiere si levò a sedere, sveglio del tutto, guardò e, attraverso i vetri della finestra, scorse sul muro dirimpetto il riflesso rossastro d'una finestra illuminata. Dalla direzione dei raggi, non poteva essere altro che la finestra della stanza di Madeleine; quel riflesso tremolava, come provenisse piuttosto da un fuoco acceso che da una luce: l'ombra del telaio dell'impannata non si profilava, e indicava che la finestra era addirittura spalancata. Col freddo che faceva, quella finestra aperta era sorprendente. Il cassiere si riaddormentò, ma di lì ad un'ora o due si svegliò di nuovo: lo stesso passo, lento e regolare, andava e veniva sempre sopra il suo capo.
      Il riflesso si proiettava ancora sul muro; ma era ormai pallido e tranquillo, come quello d'una candela. La finestra era sempre aperta.
      Ecco quel che accadeva nella stanza di Madeleine.
      III • UNA TEMPESTA IN UN CRANIOIl lettore ha senza dubbio indovinato che Madeleine non era altri che Jean Valjean.
      Abbiamo già guardato nelle profondità di quella coscienza: ed è giunto il momento di guardarvi ancora. Non lo facciamo senza commozione e senza tremore, poiché non esiste nulla di più spaventoso di questa specie di contemplazione. Lo sguardo dello spirito non può trovare in nessun luogo più fulgore né più tenebra che nell'uomo; non può fissarsi su cosa alcuna che sia più temibile, più complessa, misteriosa e infinita.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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