Si dice, si parla, si esclama fra sé, senza che il silenzio esteriore sia rotto; v'è un grande tumulto e tutto di noi parla, tranne la bocca. Le realtà dell'anima non cessano d'essere tali, per il solo fatto di non essere visibili e palpabili.
Egli si chiese, dunque, a che punto fosse. S'interrogò su quella «risoluzione presa» e confessò a se stesso che tutto quello che aveva allora ben sistemato nella sua mente era mostruoso e che il «lasciar andare le cose per la loro china, lasciar fare al buon Dio» era semplicemente orribile. Lasciar compiere quell'abbaglio del destino e degli uomini, non impedirlo, prestarvisi col proprio silenzio e non far nulla, era come far tutto! Era l'ultimo grado dell'indegnità ipocrita! Era un delitto volgare, vile, sornione, abbietto, lurido!
Per la prima volta dopo otto anni il disgraziato aveva sentito l'amaro sapore d'un cattivo pensiero e d'una cattiva azione: e lo risputò con disgusto.
Continuò ad interrogarsi. Si chiese severamente che cosa avesse voluto intendere colla frase: «Il mio scopo è raggiunto!» Dichiarò a se stesso che, infatti, la sua vita aveva un scopo; ma quale? Celare il proprio nome? Ingannare la polizia? Per una così misera cosa aveva fatto tutto quello che aveva fatto? Non vi era dunque un altro scopo, il grande, il vero scopo, quello di salvare, non già la propria persona, ma la propria anima? Ridiventare onesto e buono, essere un giusto; non soprattutto questo, unicamente questo, egli aveva voluto, il vescovo gli aveva ordinato?
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Dio
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