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      Le ruote erano provviste di quei lunghi mozzi offensivi, quali si vedono ancora sulle strade della Germania, che tengono a distanza gli altri veicoli; il forziere per la corrispondenza, immensa scatola bislunga, era collocato dietro il baroccino e formava un tutto con esso. Il forziere era dipinto in nero, il baroccino in giallo.
      Quei veicoli, che non assomigliavano a nulla di quanto è in uso oggidì, avevano un non so che di deforme e di gobbo; e quando si vedevan passare da lontano e arrampicarsi su qualche salita all'orizzonte, assomigliavano a quegli insetti chiamati, credo, termiti, i quali, con uno stretto torace, trascinano un grosso addome. Del resto, andavan svelto; la corriera che partiva da Arras tutte le notti, all'una, dopo il passaggio del corriere di Parigi, arrivava di solito a Montreuil a mare un po' prima delle cinque del mattino.
      Quella notte, la corriera che scendeva a Montreuil a mare dalla strada di Hesdin, urtò col mozzo, alla svolta d'una via, nel momento in cui entrava in città, un piccolo tilbury tirato da un cavallo bianco, che veniva in senso opposto e nel quale v'era una sola persona, un uomo avvolto in un mantello. La ruota del tilbury ricevette un colpo piuttosto forte. Il corriere gridò all'uomo di fermarsi; ma il viaggiatore non gli diede ascolto e continuò la sua strada a gran trotto.
      «Ecco un uomo che ha una fretta indiavolata!» disse indispettito il corriere.
      Chi s'affrettava così era colui che abbiam visto dibattersi in convulsioni, degne di compassione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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