Ho perfino fame. Sono quasi cinque anni che non la vedo; non potete immaginarvi come vi tengono legate, i bambini! E poi, vedrete come sarà carina! Se sapeste! Ha certi ditini! Prima di tutto, avrà le mani bellissime; ad un anno, aveva delle mani ridicole. Così! Ora dev'essere grande: ha sette anni, quel cosino, è una signorina. Io la chiamo Cosette ma si chiama Eufrasia. Vedete? Stamani, mentre guardavo la polvere che v'era sul camino, avevo proprio l'idea che avrei veduto Cosette fra poco. Mio Dio! Che torto, quello di star tanti anni senza veder i propri figli! Si dovrebbe pur riflettere che la vita non è eterna! Oh, come è stato buono il signor sindaco, a partire! È vero che fa tanto freddo? Aveva preso almeno il mantello? Sarà qui domani, nevvero? Domani sarà festa: domattina, sorella mia, mi ricorderete di mettermi la mia cuffietta col pizzo. Montfermeil è un paese; ai miei tempi, ho fatto quella strada a piedi ed è stata lunga, per me; ma le diligenze vanno tanto presto! Sarà qui domani con Cosette. Quanto c'è da qui a Montfermeil?»
La suora, che non aveva la minima idea delle distanze, rispose: «Oh, credo bene che possa esser qui domani!»
«Domani, domani!» disse Fantine. «Domani vedrò Cosette! Sapete, buona sorella del buon Dio? Non sono più malata. Sono pazza: ballerei, se me lo permettessero.»
Se qualcuno l'avesse vista un quarto d'ora prima, ora non ne avrebbe capito nulla. Era rosea, parlava con voce viva e naturale, e la sua faccia era un solo sorriso; di tanto in tanto rideva, parlando a se stessa a bassa voce.
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