Probabilmente, sarebbe stato condannato; l'avvocato generale era abilissimo (un giovanotto di spirito, che faceva versi) e non sbagliava mai il suo accusato.
Un usciere stava in piedi vicino alla porta che comunicava colla sala delle assisi. Egli chiese a quell'usciere:
«Signore, s'aprirà presto, la porta?»
«Non s'aprirà,» disse l'usciere.
«Come! Non si riaprirà alla ripresa dell'udienza? Ma l'udienza non è sospesa?»
«È stata ripresa proprio ora,» rispose l'usciere; «ma la porta non si riaprirà.»
«Perché?»
«Perché la sala è piena.»
«Come! Non v'è più un posto?»
«Nemmeno uno. La porta è chiusa e nessuno può entrare.»
E l'usciere aggiunse, dopo una pausa: «Ci sono ancora, è vero, due o tre posti dietro il signor presidente; ma sono ammessi solo i pubblici funzionari.»
Ciò detto, l'usciere gli voltò le spalle.
Egli si ritirò a testa bassa, attraversò l'anticamera e ridiscese lento lo scalone, come se esitasse ad ogni passo. È probabile che tenesse consiglio con se stesso. La violenta battaglia che infuriava in lui dalla vigilia non era finita; e, ad ogni momento, egli ne affrontava qualche fase. Giunto sul pianerottolo dello scalone, s'appoggiò alla ringhiera e incrociò le braccia; poi, ad un tratto, si sbottonò la finanziera, prese il portafogli, ne levò una matita, stracciò un foglietto, e alla luce del fanale scrisse rapidamente su quel foglietto: Signor Madeleine, sindaco di Montreuil a mare. Risalì quindi lo scalone a gran passi, fendette la folla, s'avviò diritto all'usciere, gli consegnò il foglio e gli disse con autorità: «Portatelo al signor presidente.
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Signor Madeleine Montreuil
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