Dopo di che, non so che cosa voglion da me.»
L'uomo tacque e rimase in piedi. Aveva detto tutto ciò a voce alta, rapido, rauco, aspro e arrochito, con una specie d'ingenuità irritata e selvatica; una volta, s'era interrotto per salutare qualcuno nella folla. Quelle affermazioni ch'egli pareva gettasse a caso davanti a sé, gli uscivan come singhiozzi ed a ciascuna aggiungeva il gesto del boscaiolo che spacca la legna. Quand'ebbe finito, gli ascoltatori scoppiarono in una risata; egli guardò il pubblico e, vedendo che tutti ridevano, non comprendendo nulla, si mise a ridere egli pure. Era una cosa sinistra.
Il presidente, attento e benevolo, alzò la voce. Ricordò ai «signori giurati» che «il signor Baloup, l'antico padrone carradore, presso il quale l'accusato diceva d'aver servito, era stato inutilmente citato. Era in fallimento e non si era potuto ritrovare.» Poi, voltosi all'accusato, l'ammonì di star attento a quanto stava per dire e aggiunse: «Siete in una situazione in cui avete bisogno di riflettere. Le più gravi presunzioni pesan su voi e possono trascinare a conseguenze capitali. Nel vostro interesse, accusato, v'interpello un'ultima volta: spiegatevi chiaro su questi due fatti: 'Prima di tutto, avete sì o no scalato il muro dell'orto Pierron, rotto il ramo e rubato le mele, vale a dire commesso il reato di furto con scalata? In secondo luogo, sì o no, siete il forzato liberato Jean Valjean?'»
L'accusato scosse il capo con aria presuntuosa, come un uomo che abbia ben capito e sappia quello che sta per rispondere.
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Baloup Pierron Jean Valjean
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