Aperse la bocca, si volse verso il presidente e disse:
«Prima di tutto...»
Poi guardò il berretto, guardò il soffitto e tacque.
«Accusato,» riprese il pubblico ministero con voce severa «fate attenzione. Voi non rispondete a nulla di quanto vi si chiede. Il vostro turbamento vi condanna: è evidente che non vi chiamate Champmathieu, che siete il forzato Jean Valjean, nascostosi prima sotto il nome di Jean Mathieu, cognome della madre, che vi siete recato in Alvernia e siete nato a Faverolles, dove siete stato potatore. È pure evidente che avete rubato mediante scalata le mele mature dell'orto Pierron. I signori giurati sapranno apprezzare.»
L'accusato aveva finito col sedersi daccapo; ma s'alzò bruscamente, quando il pubblico ministero ebbe finito, ed esclamò:
«Siete ben cattivo voi! Ecco cosa volevo dire; prima, non trovavo le parole. Non ho rubato niente. Sono un uomo che non mangia ogni giorno; venivo da Ailly e stavo passando per il paese, dopo un diluvio che aveva fatto diventare gialla la campagna, tanto che gli stagni straripavano e sugli orli della strada uscivan dalla sabbia solo pochi fili d'erba; ho trovato in terra un ramo rotto con delle mele e ho raccolto il ramo, senza sapere che m'avrebbe dato dei dispiaceri. Sono tre mesi che sono in prigione e che mi tiran di qua e di là. Poi, io non sono buono di parlare; parlano contro di me e mi dicono rispondete! Il gendarme, ch'è un buon diavolo, mi tocca il gomito e mi dice a bassa voce: rispondi, dunque! Io non so spiegarmi, io; sono un pover'uomo e non ho fatto gli studî. Ecco quello che hanno torto di non vedere.
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