Non ho rubato, ho raccolto da terra qualcosa che c'era. Voi dite Jean Valjean, Jean Mathieu! Non conosco queste persone: sono contadini. Io ho lavorato dal signor Baloup, vialone dell'ospedale, e mi chiamo Champmathieu. Siete ben bravi a dirmi dove son nato; io non lo so. Non tutti hanno una casa, per venire al mondo in quella; sarebbe troppo comodo. Credo che mio padre e mia madre fossero gente che girava per le strade. Non so altro; quand'ero giovane, mi chiamavan Piccolo, ed ora mi chiaman Vecchio. Ecco i miei nomi di battesimo; prendeteli come vorrete. Sono stato in Alvernia, perdìo! e sono stato a Faverolles. Ebbene? Forse che non si può esser stati in Alvernia ed essere stati a Faverolles senz'esser stati in galera? Vi dico che non ho rubato e che sono papà Champmathieu: sono stato presso il signor Baloup, ho avuto il domicilio là. Alla fine, mi seccate colle vostre scempiaggini! Perché mi stanno tutti addosso con tanto accanimento?»
Il pubblico ministero era rimasto in piedi e si rivolse al presidente:
«Signor presidente, di fronte alle negazioni confuse, ma abilissime, dell'accusato, che vorrebbe passare per idiota (ma non vi riuscirà, l'avvertiamo), vi chiediamo che vi piaccia, e piaccia alla corte chiamar di nuovo in questo recinto i condannati Brevet, Cochepaille e Chenildieu e l'ispettore di polizia Javert, per interpellarli un'ultima volta sull'identità dell'accusato con Jean Valjean.»
«Faccio osservare al signor avvocato generale,» disse il presidente «che l'ispettore di polizia Javert, richiamato dalle sue funzioni nel capoluogo d'un circondario vicino, ha lasciato la sala d'udienza ed anche la città, subito dopo aver resa la sua deposizione.
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