Gliene abbiamo accordata l'autorizzazione, col gradimento del signor avvocato generale e del difensore dell'accusato.»
«È giusto, signor Presidente,» riprese l'avvocato generale. «In assenza del signor Javert, credo mio dovere ricordare ai signori giurati ciò ch'egli ha detto proprio qui, poche ore or sono. Javert è un uomo stimato, che onora colla sua rigorosa e stretta probità le sue funzioni inferiori, ma importanti; ecco in quali termini ha deposto: 'Non ho neppur bisogno di presunzioni morali e di prove materiali che smentiscano i dinieghi dell'imputato: lo riconosco perfettamente. Quest'uomo non si chiama Champmathieu; è un antico forzato assai malvagio e temuto, chiamato Jean Valjean. Allo spirare della sua condanna venne liberato con grande rincrescimento. Ha subìto diciannove anni di carcere per furto qualificato, ed ha tentato cinque o sei volte d'evadere; oltre al furto Gervasino ed al furto Pierron, lo sospetto pure autore d'un furto, commesso in casa di sua grandezza il vescovo di Digne. L'ho veduto di frequente, nell'epoca in cui ero aiutante carceriere al bagno di Tolone, e ripeto che lo riconosco perfettamente.'»
Questa dichiarazione, così precisa, parve produrre una viva impressione sul pubblico e sulla giurìa. Il pubblico ministero terminò, insistendo, perché, in mancanza di Javert, i tre testi Brevet, Chenildieu e Cochepaille fossero nuovamente intesi e solennemente interpellati.
Il presidente trasmise un ordine ad un usciere e qualche momento dopo la porta della camera dei testimoni s'aperse.
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Presidente Javert Champmathieu Jean Valjean Gervasino Pierron Digne Tolone Javert Brevet Chenildieu Cochepaille
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