L'usciere, accompagnato da un gendarme pronto a prestargli man forte, introdusse il condannato Brevet; gli astanti erano sospesi e tutti i petti palpitavano, come se avessero avuto un'anima sola.
L'antico forzato Brevet indossava l'abito nero e grigio delle case di pena principali. Era un individuo sulla sessantina, con una faccia da uomo d'affari e un'aria da briccone: due cose che spesso vanno insieme. Nella prigione dov'era stato ricondotto da qualche nuova malefatta era diventato qualcosa come carceriere; era un uomo, i superiori del quale dicevano: «Cerca di rendersi utile.» I cappellani davan buona testimonianza delle sue abitudini religiose: non si deve dimenticar che ciò accadeva sotto la restaurazione.
«Brevet,» disse il presidente «voi avete subìto una condanna infamante e non potete prestar giuramento...»
Brevet abbassò gli occhi.
«Pure,» riprese il presidente «anche nell'uomo che la legge ha degradato può rimanere, quando lo permetta la divina compassione, un sentimento d'onore e d'equità. A questo sentimento faccio appello in quest'ora decisiva; se esso esiste ancora in voi, ed io lo spero, riflettete prima di rispondermi; considerate da una parte quell'uomo, che una vostra parola può perdere e dall'altra parte la giustizia, che una vostra parola può illuminare. L'istante è solenne e siete ancora in tempo a ritrattarvi, se credete d'esservi ingannato. Accusato, alzatevi. Voi, Brevet, guardate bene l'imputato, raccogliete i vostri ricordi e diteci, con tutta l'anima ed in piena coscienza, se persistete a riconoscere quest'uomo per il vostro compagno al bagno Jean Valjean.
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Brevet Brevet Brevet Jean Valjean
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