«Non mi riconoscete?» disse.
Tutt'e tre rimasero a bocca aperta e indicarono con un cenno del capo che non lo conoscevano; Cochepaille, intimidito, fece il saluto militare. Madeleine si volse verso i giurati e verso la corte e disse con voce dolce:
«Signori giurati, fate mettere in libertà l'accusato; fatemi arrestare, signor presidente. L'uomo che andate cercando non è costui, sono io. Son io Jean Valjean.»
Non v'era bocca che respirasse. Alla prima commozione dello stupore era seguito un silenzio sepolcrale; si sentiva nella sala quella specie di religioso terrore che coglie la folla quando qualcosa di grande sta per compiersi.
Intanto, il volto del presidente aveva assunto un'espressione di simpatia e tristezza; aveva scambiato un rapido cenno coll'avvocato generale e poche parole a bassa voce coi consiglieri aggiunti, quindi rivoltosi al pubblico, chiese con un accento chiaro a tutti: «V'è un medico, qui?»
L'avvocato generale prese la parola:
«Signori giurati, l'incidente così strano e inatteso che turba l'udienza ispira a noi, come a voi, solo un sentimento che non abbiamo bisogno di esprimere. Voi conoscete tutti, almeno di fama, l'onorevole signor Madeleine, sindaco di Montreuil a mare: se nel pubblico v'è un medico, noi ci associamo al signor presidente per pregarlo di fare il favore d'assistere il signor Madeleine e di ricondurlo a casa.»
Madeleine non lasciò terminare l'avvocato generale, ma l'interruppe con un accento pieno di mansuetudine e d'autorità. Queste le parole che pronunciò, tali e quali furono scritte subito dopo l'udienza da un testimonio di quella scena, come risuonano ancora all'orecchio di coloro che le hanno sentite or son più di quarant'anni:
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