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      Madeleine, entrato in silenzio, le stava davanti.
      «Voi, signor sindaco!» esclamò.
      «Come sta quella poveretta?»
      «Discretamente, in questo momento; ma, sapete, siamo stati tanto inquieti!»
      E gli spiegò quello ch'era accaduto; la vigilia, Fantine stava male e ora stava meglio, perché credeva che il signor sindaco fosse andato a prender la figlia di lei a Montfermeil. La suora non osò interrogare il sindaco; ma vide bene, dal suo aspetto, che non doveva venire di là.
      «Sta tutto bene,» egli disse. «Avete avuto ragione a non disingannarla.»
      «Sì,» riprese la suora; «ma se ora vi vede, signor sindaco, e non vede sua figlia, che cosa le diremo?»
      Egli rimase un momento sopra pensiero.
      «Dio ci ispirerà,» fece.
      «Pure, non si potrebbe mentire,» mormorò la suora a bassa voce.
      La luce s'era ormai diffusa nella stanza e rischiarava in pieno il viso di Madeleine. Per caso, la suora alzò gli occhi. «Mio Dio signore!» esclamò. «Che cosa v'è accaduto? I vostri capelli sono tutti bianchi!»
      «Bianchi?» egli disse.
      Suor Simplicia non aveva specchio; frugò in una borsa e ne tolse uno specchietto di cui si serviva il medico dell'infermeria, per constatare se un malato era morto e non respirava più. Madeleine prese lo specchio, osservò i suoi capelli e disse: «To'!»
      Lo disse, con indifferenza, come pensasse ad altro. La suora si sentì agghiacciare per non so che ignoto che presentiva. Egli chiese:
      «Posso vederla?»
      «Forse il signor sindaco non le farà ritornare sua figlia?» disse la suora, osando a stento arrischiare una domanda.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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