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      Voglio mia figlia! Signor Madeleine, signor sindaco!»
      Javert battè un piede per terra.
      «Anche l'altra adesso! Stai zitta o no, baldracca? Sporco paese, dove i galeotti sono magistrati e le prostitute curate come contesse! Ma perdio: la cosa cambierà! Ed è tempo.»
      Guardò fisso Fantine e continuò, ghermendo a piena mano la cravatta, la camicia e il colletto di Jean Valjean:
      «Ti dico che qui non c'è né Madeleine né il signor sindaco. C'è un ladro, un brigante, c'è un condannato che si chiama Jean Valjean, costui, che tengo per il collo! Ecco che cosa c'è!»
      Fantine si rizzò di soprassalto, appoggiandosi sulle braccia irrigidite e sulle mani; guardò Jean Valjean, guardò Javert e la suora, aperse la bocca, come per parlare, ed un rantolo le uscì dal profondo della gola; batté i denti e stese le braccia con angoscia, aprendo convulsamente le mani e annaspando intorno, come uno che anneghi; poi s'abbatté d'un subito sul guanciale. La testa urtò il capezzale del letto e le ricadde sul petto, colla bocca spalancata e gli occhi aperti e spenti. Era morta.
      Valjean pose la sua mano su quella di Javert, che lo teneva e l'aperse come fosse stata la mano d'un fanciullo; poi disse a Javert:
      «Questa donna l'avete uccisa voi.»
      «Finiamola!» gridò Javert, furioso. «Non sono qui per sentir storie; facciamone a meno. La guardia è giù: o ti muovi subito o ci son le manette!»
      V'era in un angolo della stanza un vecchio letto di ferro, piuttosto in cattivo stato, che serviva da branda alle suore, quando vegliavano.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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