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      «To'! Mio buon Gesù! Ed io ho appeso la chiave al chiodo!»
      In quel momento la finestrella a vetri della portineria s'aperse ed una mano passò dall'apertura, afferrando la chiave e il candeliere, del quale accese la candela a quella della portinaia. La portinaia alzò gli occhi e rimase a bocca aperta, trattenendo a stento un grido; conosceva quella mano, quel braccio, quella manica di finanziera.
      Era Madeleine. Ella rimase alcuni secondi senza poter parlare, legata, come diceva più tardi ella stessa, narrando la sua avventura.
      «Mio Dio, signor sindaco!» esclamò. «Vi credevo...»
      E si fermò: la fine della frase poteva mancare di rispetto al modo con cui cominciava: per lei, Jean Valjean era sempre il signor sindaco.
      Egli completò il pensiero di lei:
      «In prigione,» disse. «Vi ero, infatti: ma ho rotto l'inferriata d'una finestra, mi sono lasciato cader giù da un tetto ed eccomi qui. Salgo in camera mia; andatemi a cercar suor Simplicia, che sarà certo vicino a quella poveretta.»
      La vecchia obbedì con premura. Egli non le fece alcuna raccomandazione, sicuro ch'ella l'avrebbe tenuto celato meglio di quanto non si sarebbe tenuto egli stesso.
      Non si seppe mai come fosse riuscito a penetrare nel cortile senza far aprire il portone. È vero che possedeva e portava seco una chiave che apriva una porticina laterale; ma dovevan pure averlo perquisito, togliendogliela. Questo punto non è mai stato chiarito.
      Salì la scala che conduceva alla sua camera e, giunto disopra, lasciò il candeliere sugli ultimi scalini, aperse la porta con poco rumore e andò a tastoni a chiudere la finestra e l'imposta; poi tornò a prendere la candela e rientrò in camera.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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