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      La suora non alzò gli occhi: pregava. La candela da lei posata sul caminetto dava pochissima luce.
      Javert scorse la suora e si fermò, imbarazzato.
      Ci si ricorderà che la base fondamentale di Javert, il suo elemento, il suo ambiente respirabile, era la venerazione di tutte le autorità. Tutto d'un pezzo, non ammetteva né obiezioni né restrizioni; per lui, beninteso, l'autorità ecclesiastica era la prima. Religioso, superficiale e corretto su questo punto come su tutti, agli occhi suoi un prete era una mente che non s'inganna, una suora una creatura che non pecca: erano anime di questo mondo circondate da un muro, con una sola porta che non s'apriva mai, fuorché per lasciar uscire la verità.
      Il suo primo impulso, scorgendo la suora, fu di ritirarsi. Pure, v'era un altro dovere che lo riteneva e lo spingeva imperiosamente in senso contrario; ed il suo secondo impulso fu di restare e d'azzardare almeno una domanda. Si trattava di quella suor Simplicia che non aveva mai mentito in vita suaJavert lo sapeva e la venerava in modo particolare per questo.
      «Sorella,» disse «siete sola in questa camera?»
      Vi fu un momento terribile, durante il quale la povera portinaia si sentì venir meno. La suora alzò gli occhi e rispose:
      «Sì.»
      «Quindi,» riprese Javert «(scusatemi se insisto, ma è il mio dovere), non avete visto, stasera, una persona, un uomo? Quell'evaso, quel Jean Valjean che stiamo cercando, non l'avete visto?»
      La suora rispose: «No.»
      Mentì; mentì due volte di seguito, l'una dopo l'altra, senza esitare, rapidamente, così come ci si sacrifica.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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