Quasi tutti i meli cadono per vecchiaia e non ve n'è uno che non abbia la sua palla o la sua scheggia di mitraglia. In quel frutteto abbondano gli scheletri d'alberi morti ed i corvi volano fra i rami; in fondo, v'è un bosco pieno di viole.
Bauduin ucciso, Foy ferito, l'incendio, il massacro, il macello, un ruscello fatto di sangue inglese, di sangue tedesco e di sangue francese, furiosamente mescolati, un pozzo colmo di cadaveri, il reggimento di Nassau e il reggimento di Brunswick distrutti, Duplat ucciso, Blackmann ucciso, le guardie inglesi mutilate, venti battaglioni francesi, dei quaranta del corpo di Reille, decimati, tremila uomini, in quella sola catapecchia di Hougomont, sciabolati, sfigurati, sgozzati, fucilati ed arsi; e tutto questo perché ogni contadino dica ad un viaggiatore: Datemi tre franchi, signore e, se volete, vi spiegherò la faccenda di Waterloo!
III • IL 18 GIUGNO 1815
Torniamo indietro (il narratore ha diritto di farlo) e ricolleghiamoci all'anno 1815, magari un pochino prima dell'epoca in cui incomincia l'azione raccontata nella prima parte.
Se non fosse piovuto nella notte dal 17 al 18 giugno 1815, l'avvenire dell'Europa sarebbe stato diverso. Poche gocce d'acqua in più o in meno hanno messo in bilico Napoleone; per far di Waterloo la fine d'Austerlitz, la provvidenza ebbe solo bisogno d'un po' di pioggia e una nube che attraversò il cielo a dispetto della stagione bastò per il crollo d'un mondo.
La battaglia di Waterloo, e ciò diede tempo a Blücher di giungere, non poté incominciare che alle undici e mezzo.
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